LA SQUADRA COLOR BERGOMI

mercoledì, maggio 27, 2009

IL RADICO - EVOLUTION 442 7-4


Moliiiis, a nostalgia du Moliiiiis
Molis sta lìì, Radico aquiii
Adeee, Adeeee, Adebàrtol questa notte gioca aqui (adee adeee)
Soñar soñar
e speriamo che stasera vuoi segnar
magar
magaar
magaaar


Parte da questo coro l'ennesima prova di forza del Radico. Dopo la vittoria con Rocky Diegoa sugli Ecolab e l'impresa contro i vicecampioni dell'inverno ecco lo schiaffo alla tradizione. Vittoria contro gli Evolution di Mister Kele, la bestia nera del Radico. Tre vittorie che valgono il secondo posto in classifica, tre vittorie che però non bastano per poter parlare di 'triplete', perché gli ostacoli più grossi sono davanti agli occhi, non dietro.

Il Radico che strappa le chele al team di Mister Kele è un settebello affamato, completato da tre cambi assetati. La differenza sta nel fatto che mentre in panca il Gaytorade c'è e può soddisfare il bisogno dei panchinari, in campo la fame va saziata a discapito del diretto avversario. Con buona pace di Mister Kele, inerme, a causa di un'antipatica pubalgia, nei panni di allenatore non giocatore.

La sua camicia bianca comincia a sudare come la celebre camicia di Camacho dopo pochi minuti: rimessa laterale della Faina, movimento a seguire del Depa, alla Ravanelli dei tempi migliori, palla sul secondo palo e intervento provvidenziale di VeronVeron. L'assenza di Ibra in tempi non sospetti avrebbe portato a pensare di poter gestire l'1-0 con un catenaccio alla Hiddink, ma nel nome della nuova politica del Radico il Sire comanda: "Non ce ne andremo di qui finché non avremo vinto subendo quattro gol".

L'azione penetrante del Radico continua sull'onda dell'entusiasmo: la presenza della Kapakkia (con lenti irlandesi, che non sono ancora considerate doping per fortuna) stimola la squadra e la diuresi di Sauro, assente preannunciato. Intanto il Depa preannuncia il secondo gol e lo fa. Fin qui, man of the match. Come se non bastasse, su una punizza pericolosissima dal limite, è la sua scarpa verde a salvare la linea siresca. Un intervento da palla prigioniera, un salvataggio che vale come un gol.

VeronVeron però vuole dimostrare che la sua vena realizzativa non si manifesta solo nei mercoledì di luna piena di ritorno dal mare, e il 3-0 arriva da un suo diagonale che fa esplodere panchina e tribuna. Il Delfino di Arenzano si porta a sette reti in campionato e si candida al ruolo di Pichichi, Ambrico permettendo.

Prima dell'intervallo c'è spazio anche per una perla della serata: il tiro alla matrix del Cunctator. Una palla ubriaca calciata dalla lunga distanza che dà una sola chance al portiere: schivarla.
4-0, con festa-gaytorade che prende il posto di festa-zanzare, per un gradito cambio di programma.

La ripresa di per sé è più felice per l'Evolution, che chiuderà il parziale sul 4-3, ma senza mai potersi illudere di strappare punti ai Bergomi. Il Sire, incolpevole su tre gol, ne concede uno che in caso di sconfitta avrebbe fatto gridare al biscottone. Invece voleva solo imitare Muslera, per assecondare un Bonnie che pochi istanti prima aveva ridato vita a Pasqualino Foggia servendo un assist al bacio a Depa-Rocchi.
Ma a proposito di lucidarsi gli occhi bisogna parlare di Adebartol. Il Maradonino delle Fiandre, che rinvia il viaggio in Molise per non perdersi la partita, mette in conto due gol: bello il primo, eclatante il secondo. Una botta assurda che si stampa sul palo ed entra alle spalle di Lupin.

Sonhar, sonhar, e speriamo che stasera vuoi segnar...

E con Adeba i sogni diventano realtà.

mercoledì, maggio 20, 2009

IL RADICO - LOBOTIC GRIMALDI 8-2

E meno male che non doveva esserci. L'undicesima tappa del Giro d'Italia minacciava di portarsi ad Arenzano VeronVeron, grande protagonista nella mitica serata di Radico-Lobotic. Per l'occasione VeronVeronVeron. Una tripletta tutta nel primo tempo che rafforza il vantaggio dopo il prepotente gol di Diegao nei primi minuti.

Ma il trucco di questo Radico che ha preso coscienza di sé non può essere svelato qui. Kapitan Kele ci legge, e gli Evolution ci aspettano al varco. Martedì, per l'esattezza. E' solo per dovere di cronaca che mettiamo a verbale il sigillo del Cunctator al suo esordio: grazie al suo crapottino all'intervallo contiamo cinque gol. Cinque volte quelli presi dal Sire, visto che pare sia giunta l'ora che ritorni lui a custodire la sagrada porteria.

Cinque a uno a metà dell'opera è un risultato confortante, ma i Lobotic hanno esperienza e curriculum, mai sottovalutarli. Qualche mese fa ci saremmo fatti rimontare, magari. I primi caldi e le amiche zanzare invece ricordano ai bergomini che la sofferenza è necessaria, e va da sé un secondo tempo coi fiocchi.

Prima Red Bull Depa si inventa un gol di putenza che va nell'indentro dell'incrocio, geometria applicata alla fisica. Una bumbazza imparabile, detto terra terra. Poi Adebartol innesta la marcia trionfale e sifona due volte il portiere lobotico, uno di testa (azione molto bella, da calcio totale dell'Olanda di Crujff), l'altro col suo sinistro al veleno.
I tre gol della ripresa si sommano ai cinque del primo tempo e fanno otto. Il Sire si concede una non parata per tempo e ne becchiamo solo due. 8-2, come l'anno di nascita di Diegao e della Fayna, se togliamo il trattino.

Nel finale, una scivolata di Pelly a risultato acquisito è l'esempio di come si gioca, di come bisogna interpretare le partite dal primo all'ultimo minuto, a prescindere dai numerini scritti sul quadernino dell'arbitro. "Alessandro Nesta!" è la reazione del Cunctator, che sogna ad occhi aperti, fino ad accorgersi poi, negli spogliatoi, che più che di Nesta si trattava di Marco Van Basten: scamosciato in renna (con 30°C e umidità degna della foce del fiume Niger) e mazza da golf in spalla. Dopo Rocky Diegoa è nato Van Pelly, la via della virtù.

martedì, maggio 19, 2009

IL RADICO - ECOLAB MAGIC 7-3

La favola di Rocky Diegoa.



Radico-Ecolab inizia tre giorni prima della data scritta sul calendario. Inizia quando il Sire, bloccato dall'Ikea, deve dare il forfait più temuto dai discepoli dello Zio. Tre giorni di mail, messaggi, chiamate. La ricerca del portiere, la speranza del tesseramento lampo (l'ennesimo), le danze della pioggia: si cercava il miracolo all'esterno, quando il miracolo era in casa.
Ce l'avevamo nello spogliatoio, ma l'avevamo sempre chiamato Diegao. Venerdì 15 maggio, invece, nasce Rocky Diegoa.

E l'Ecolab fa la parte dei soldati nazisti. Perché è quando c'è bisogno di tirare fuori forze extra che il Radico si esprime al meglio. Quando gioca con l'handicap, la cinquecento diventa carro armato.
I nove convocati sanno bene cosa devono fare: difendere la porta con unghie e denti, attaccare gli spazi con unghie e denti, fare gol con unghie e denti.
Graffiare e mordere, insomma. E i ragazzi lo fanno da subito, per fare la scorta di gol prima di capire se Diegao sia una roccia o uno spaventapasseri. Tattica che si rivela vincente.

I primi tre gol sono nel segno della D. Depa-depa e Adeba-deba. Doppio Depa di giustezza e Adebartol di punizza, la sua specialità. E nel frattempo prende forma anche la D di Diegoa: una punizione al veleno sventata di riflesso, un rigore in movimento parato con il piede, alla Preud'homme.

Scatta l'ora della Fayna, che ancora non sa che di lì a poco si materializzerà la notte più bella del suo 2009. Il tepore di maggio gli è congeniale, il rigido inverno è un lontano ricordo. Ma anche Gianni Rivera lo sarebbe, se la Fayna non lo riportasse in vita riproponendo il suo magico gol alla Germania prendendo in controtempo difesa e portiere avversario.

Si va all'intervallo sul 4-2, perché Preud'homme non può prenderle tutte e qualcosa gli scappa. Lo scarto è troppo piccolo per poter stare tranquilli, ma l'atteggiamento è quello giusto. Anche nel secondo tempo infatti la concentrazione non cala, il PelleSauro regge bene e Rocky Diegoa regala altri brividi brevettando la parata in tre tempi che poi sbatte sul palo e va fuori.

Quando Bonnie guadagna un rigore (dopo 2 negati alla Fajinji e VeronVeron), il 5-2 è cosa fatta: dal dischetto Adebartol non può sbagliare e infatti sgretola senza pensarci due volte i sogni dell'Ecolab. O forse no? perché proprio l'azione dopo il gol che doveva essere della sicurezza, il vantaggio torna ad essere di 2. La punizione per un minimo calo di concentrazione.

E allora si torna operai, per costruire una vittoria che passerebbe alla storia come quella in sei contro sette inflitta ai finanzieri. Concentrazione e umiltà, corsa e devozione. A dare l'esempio è ancora il resuscitato Golden Boy. La Fayna prende sulle spalle il Radico e chiude i conti prima da corner (con l'aiuto del portiere) e poi scrivendo un'altra pagina di storia con una rove rovente che strappa applausi anche al pubblico nemico.

Il Radico ritrova fiducia e voglia di vivere. Ma non c'è tempo per farsi gli applausi, che già arrivano i Lobotic: gli eroi del venerdì devono ripetersi di martedì.

lunedì, maggio 04, 2009

COPPA LOMBARDIA: STELLA ROSA - IL RADICO 4-4

"Abbiamo salvato il culo, ma non la faccia"

E' l'analisi che meglio rispecchia una delle partite peggio giocate nella storia del Radico. E dire che si inizia all'attacco e dopo 5' di gioco, sulle note di Si-ry-torna-a-far-gol, Siry torna a far gol. Rimessa laterale e torsione di testa, nulla di più invitante per Lui.
"Così è facile - pensiamo - partita in discesa, li abbiamo in pugno". Unico particolare, non arriva il raddoppio, e quando è così è tipico che alla prima azione degli altri si viene castigati. Eccoti infatti l'1-1, ma "con questi dilaghiamo nel secondo tempo" tuona la Faina dalla panca.
Non è d'accordo il loro numero 10, che ci serve il piatto della casa: sabongia in salsa rosa con erbe urticanti. Traversa-gol e 2-1. Andiamo all'intervallo sotto di uno, ma cosa vuoi che sia quando hai davanti altri 25'?

Niente, soprattutto se con la ripresa da calcio di inizio beccano l'incrocio. Cinque centimetri più a sinistra ed era il 3-1 a freddo, film già visto con La Confine. Ma qual è il confine tra culo e sfiga? Non si sa. Quello che si sa è che con la scarsezza i gol si prendono lo stesso, ed è quello che ci succede: 1-3, 1-4. Gol evitabili, gol che però ci suonano la carica.
Come scimmie urlatrici a cui vengono sottratte le banane, noi del Radico abbiamo bisogno di essere provocati. Scorre sangue di Wolverhampton nelle nostre vene, non di Barcellona. Ai fini del gioco è un peccato, ma a volte è bello così.
E' bello che dopo cento gol magnati e sembra tutto perduto, Veròn ce la fa a ficcarla dannatamente dentro. E il 2-4 sa di inizio di rimonta, inconcepibilmente, contro ogni logica: non vediamo la porta manco sotto tortura, eppure quando un gol ha tutta l'aria di rimonta ci svegliamo.
Sono i minuti più belli da giocare, senti la paura dell'avversario, che perde tempo come il più classico dei codardi. A questo punto le strade sono due. Si può intonare un coro, modulando la voce: "Le orecchie ti fan così"; oppure si può fare il 3-4 e farli scacazzare sotto ancora di più.
VerònVeròn sceglie la seconda soluzione: 3-4 a due minuti dalla fine.

Centoventi secondi: cento battiti di un cuore ben allenato. Non certo di qualcuno di noi, quindi.
Ma l'anatomia c'entra poco col calcio, soprattutto nei minuti finali, e soprattutto quando Pelly si mette in testa di imitare Frankie Lampard: la Pellaccia recupera palla con decisione a centrocampo, dove l'avversario battuto si accascia ignobilmente; l'arbiter non ci casca, l'azione prosegue; Stella Rosa in cagona, Pelly determinato a portare a termine la sua missione. Gol.
4-4, che scritto in lettere sarebbe quattro a quattro.

Acciuffare un pari allo scadere è emozionante. Serve poco alla classifica ma ti regala emozioni. E finché il Cunctator non si deciderà a tesserarsi, in fondo, per cos'altro giochiamo se non per le emozioni?

 

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